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Crisi finanziaria e industria hi-tech: l'impatto sarà sensibile

di Gianni Rusconi

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Per le Borse, quella scorsa, è stata un'altra settimana di passione. Wall Street venerdì ha chiuso ancora in rosso, anche se il vento sembra essere girato e l'apertura odierna dei listini europei sembra confermarlo. Le società hi-tech vivono però nel tourbillon dell'altalena dei listini e qualcuna, Nokia è il caso più eclatante, ha dovuto fare i conti con una trimestrale che ha messo a nudo le difficoltà di mercato e che ha provocato un'ulteriore scossone verso il basso del titolo. Al Nasdaq ha pagato pesantemente dazio anche il colosso delle aste on line eBay, a causa di ricavi inferiori alle aspettative e soprattutto alla luce delle deludenti previsioni di fatturato per l'intero 2008, annunciate nelle ultime ore. Per non parlare di Yahoo!, che ha chiuso (in leggera ripresa, dopo il profondo rosso) a 12,90 dollari l'ultima seduta di scambi: il nervosismo che agita i vertici della società californiana è latente e questa settimana, con i risultati della trimestrale, verrà annunciato un piano di drastica riduzione delle spese con il taglio di oltre 1.000 addetti. Ci sono per altro esempi di spessore in controtendenza, vedi Google, che ha segnato un rialzo a fine contrattazioni dell'8% sull'onda degli ottimi risultati della terza trimestrale del suo esercizio fiscale. Ma in linea generale lo scenario che abbraccia l'industria tecnologica, che nella Borsa (e negli investimenti dei venture capitalist) ha un importante parametro di valutazione, rimane anche in prospettiva nebuloso, lasciando intravedere ulteriori scossoni per un mercato da anni in forte consolidamento. Sia in ambito informatico che in orbita telco.

Gli analisti: non si ripeterà la flessione del 2001
Lo spettro della bolla speculativa, che travolse il fenomeno della net economy e molte Internet company nell'aprile del 2000, rimane per il momento lontano. Gli analisti restano infatti ottimisti e convinti del fatto che il riproporsi di un simile scenario sia poco probabile. L'incertezza per ciò che potrebbe materializzarsi nel 2009, sotto il profilo dei risultati da iscrivere a bilancio, è però evidente. E per varie ragioni. Innanzitutto perché, l'osservazione è di un analista della società di ricerche francese Aurel, i servizi finanziari assorbono tra il 20-25% della spesa informatica mondiale e le società di questo settore spendono circa il 7% dei loro ricavi in risorse It e di rete. Quasi il doppio della media di tutti gli altri comparti. Il significativo impatto sulla spesa sarà quindi marcato in alcuni settori – grandi multinazionali, banche e società finanziarie saranno più prudenti nei loro investimenti in tecnologia – ma è anche vero che, lo sostiene Franck Nassah di Idc, senza sistemi informativi adeguati molte organizzazioni non possono affrontare la crisi e tantomeno pensare di tornare a crescere. Con questi presupposti, il rischio di pesanti ripercussioni sulle vendite per i fornitori It (Sap è quella che al momento sembra avere più problemi in tal senso) dovrebbe essere scongiurato e con esso il possibile crak dei fatturati (tra il 10 e il 15%) che invece si verificò nel triennio 2001-2003.

Nuovi modelli economici per le telco
Ma l'incertezza, come detto, rimane grande, anche sul fronte delle telecomunicazioni. Gli addetti ai lavori ritengono infatti che il settore soffrirà e non poco le conseguenze della crisi, sia quest'anno che nel 2009. Molti carrier telefonici dovranno stringere la cinghia quanto a spese ma contenere per più di due anni gli investimenti nelle infrastrutture alla base dei servizi (fissi e mobili) di nuova generazione è deleterio sotto l'aspetto della competitività. Il mercato, oltretutto, risentirà anche della frenata dei consumi quanto ad acquisti di nuovi cellulari, tanto che alcune stime di crescita per il 2009 sono già state riviste al ribasso e portate dal 6% al 3%, con Europa occidentale e America del Nord a risentire maggiormente della spirale negativa. Emblematica, per capire il livello di allerta che anima oggi gli operatori, quanto detto giorni addietro dall'amministratore delegato di Telecom Italia Franco Bernabè , che ha parlato di un settore (quello delle telco) che risentirà meno di altri del calo della domanda post crisi ma il cui assetto "sarà profondamente modificato". Perché? Perché anche le grandi società telefoniche hanno usato in abbondanza negli anni passati la leva finanziaria per crescere (vedi acquisizioni) e sono quindi chiamati a fare un passo indietro, privilegiando cioè piani industriali fondati sulla creazione di profitti e slegati da sovvenzioni o finanziamenti di varia natura.

I Ceo: la domanda subirà ripercussioni
Sul possibile futuro scenario dell'industria hi-tech si sono ovviamente espressi anche i diretti interessati, e cioè i massimi esponenti delle società tecnologiche. Jim Whitehurst, Ceo di Red Hat (una delle più note aziende di software open source), è per esempio dell'idea che la crisi economica mondiale potrebbe fornire un impulso per le soluzioni Linux. Per una semplice ragione: "quando i mercati finanziari vengono stravolti da crisi di portata così grande si smette di investire nel futuro, sia idealmente sia materialmente,. Mi aspetto di vedere un calo della spesa It per la clientela business e consumer ma l'open source non subirà grandi danni perché è in grado di fornire modelli facilmente adattabili alle più diverse necessità a prezzi decisamente più bassi delle piattaforme proprietarie". Che la tempesta finanziaria avrà ripercussioni sui bilanci e sul business di tante aziende lo ha ammesso anche Dan Hesse, Ceo di Sprint Nextel (uno dei più importanti provider di reti e servizi wireless negli Usa), sforzandosi di rimanere ottimista per il fatto di operare in un mercato maggiormente "protetto" dai venti della crisi rispetto ad altri. Marc Benioff, Ceo della regina del software on demand Salesforce.com, l'ha messa sul filosofico sottolineando come ai periodi di crisi si reagisce innanzitutto con la disponibilità di cassa; per contrastare il perdurare della recessione economica, inoltre, la priorità per un'azienda come la sua è quella di supportare al meglio i clienti nel loro business, esortandoli di conseguenza a non chiudere i rubinetti della spesa in nuove tecnologie (e nella fattispecie nuovi applicativi di Crm).

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